Misurarsi con l’estetica di Béla Tarr non è certo procedimento semplice da mettere in pratica. È necessario cogliere in modo preciso l’essenza degli spazi inquadrati dal cineasta ungherese, la sua capacità di far vivere tali spazi mentre sono in relazione con la figura umana e quella di cogliere la sostanza non psicologica, quanto piuttosto paesaggistico-figurativa, dei volti dei suoi attori.

In tal senso, ciò che i cinque fotografi del Gruppo di Ricerca Satantango hanno messo in atto è stato un lavorìo profondo di preparazione, di affinamento di una sensibilità espressiva soggettiva che doveva entrare in sintonia con il senso dilatato dello spazio-tempo presente nelle immagini di Béla Tarr, con la forza decadente e primordiale delle sue inquadrature, con le questioni pressanti nel cinema dell’autore ungherese: la tragica illusione dell’esistenza, la dolorosa delusione nei riguardi della vita e delle relazioni umane, la solitudine e l’angoscia, la decadenza della società raffigurata nel disagio individuale e nell’abbrutimento degli esseri umani incapaci di stabilire relazioni limpide.

INFORMAZIONI
Martedì, 20 febbraio 2020, ore 18.00
Accademia d’Ungheria Roma, Via Giulia 1
Intervengono: il curatore Maurizio G. De Bonis e l’editore Claudio Corrivetti
Saranno presenti gli autori
Ingresso libero