In principio era il frammento, ricostruito in pericolose unità senza tempo né luogo. Émile Benveniste diceva che la parte più importante del discorso sono i ma, i perché, i quando; con le parole di Barthes: les parties les plus vivantes de la phrase, les relations; senza di loro il discorso cadrebbe a pezzi e non saprebbe più ritrovare la sua unità. Da qui si muove l’opera di Orith Youdovich, dalla creazione di una realtà che dipende attraverso mille fili dalle immagini prodotte, che rappresentano comunque una totalità in se stessa conclusa, un microcosmo indipendente da qualsiasi elemento esterno. Il celato, l’indefinito, persino l’a-sistematico è ciò che è racchiuso nello stesso termine di Oscurità: semplicemente qualcosa che non conosciamo, ma che potremmo conoscere ciascuno in maniera distinta e mai uguale.

(Dal testo critico di Chiara Micol Schiona)