Ha inaugurato agli Horti della Fasanara a Ferrara la mostra Come devo vivere dedicata ai paesaggi di Michelangelo Antonioni. L’autrice è la fotografa israeliana Orith Youdovich, che attualmente vive e lavora spostandosi tra Roma e Tel Aviv. La mostra si interroga sul paesaggio utilizzando come punto di riferimento per la cinematografia di Antonioni e si sviluppa in un percorso tra cinema e arti visive, dove si alternano misteriose inquadrature vuote, elementi naturali rarefatti e città deserte. La mostra è come un viaggio nel silenzio, in luoghi lontani, senza tempo, dove si nascondono tracce di vita quasi invisibili.

Ogni scatto racconta una storia: echi lontani, ombre sfuggenti, strade vuote di campagna in cui non passa nessuno, case silenziose, boschi e fabbriche in lontananza, immagini attraversate da persone senza volto, sospese nel tempo. Fotografie vuote ma piene di vita, che raccontano altre storie di vita in cui l’assenza sfida l’osservatore e il paesaggio restituisce lo sguardo a chi osserva. I paesaggi di Antonioni hanno delle caratteristiche uniche e sono assolutamente riconoscibili: essi rappresentano infatti spesso una condizione di crisi esistenziale e diventano veri e propri protagonisti delle storie.

L’artista invita attraverso le sue fotografie a scoprire ciò che non si vede. Dopotutto chi impara a guardare, forse, impara anche a vivere: «Tu dici Cosa devo guardare. Io dico Come devo vivere. È la stessa cosa» (dialogo tratto da Deserto rosso, 1964, di Michelangelo Antonioni). La mostra è curata da Maria Livia Brunelli ed è realizzata in collaborazione con con la Mlb home gallery e con l’associazione Michelangelo Antonioni. Le fotografie sono state presentate a Ferrara in occasione del centenario della nascita del noto cineasta ferrarese, parallelamente alla presentazione del volume Cosa devo guardare. Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni (Postcart, 2012) firmato a due mani da Maurizio G. De Bonis, critico cinematografico e delle arti visive, e dalla stessa fotografa.

© Giulia Cavallaro / INSIDE ART